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СЛУЧАЙНЫЙ КОММЕНТАРИЙ

# 1151, книга: Новое время 1991 №20
автор: журнал «Новое время»

"Новое время 1991 №20" - выпуск легендарного журнала "Новое время", который служил рупором советской внешней политики во время холодной войны. Этот выпуск посвящен знаковым событиям 1991 года, в частности, путчу ГКЧП и его провалу. Статьи журнала предоставляют всесторонний анализ причин и последствий этих судьбоносных событий. Авторы журнала предоставляют глубокое понимание происходившего в Кремле и за кулисами, рисуя яркую картину борьбы за власть, которая разворачивалась...

СЛУЧАЙНАЯ КНИГА

Карло Коллоди , Анелия Ивановна Каминская - Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino

Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino
Книга - Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino.   Карло Коллоди , Анелия Ивановна Каминская  - прочитать полностью в библиотеке КнигаГо
Название:
Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino
Карло Коллоди , Анелия Ивановна Каминская

Жанр:

Сказки для детей, Иностранные языки

Изадано в серии:

Легко читаем по-итальянски #2

Издательство:

АСТ

Год издания:

ISBN:

978-5-17-088909-9

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Краткое содержание книги "Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino"

В книгу вошел сокращенный и упрощенный текст знаменитой сказки Карло Коллоди (1826–1890) «Приключения Пиноккио», повествующей об удивительных приключениях деревянного мальчика. Текст сказки сопровождается комментариями и упражнениями на понимание прочитанного, в конце книги расположен словарь, облегчающий чтение.
Книга может быть рекомендована всем, кто продолжает изучать итальянский язык (уровень 2 – для продолжающих нижней ступени).
К этой книге применимы такие ключевые слова (теги) как: лексический материал,текстовый материал,сказки народов мира,итальянская классика

Читаем онлайн "Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" (ознакомительный отрывок). [Страница - 2]

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subito a fabbricarsi il burattino e gli mette il nome di Pinocchio. Prime monellerie del burattino La casa di Geppetto era una stanzina terrena. La mobilia non poteva essere più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e un tavolino tutto rovinato. Nella parete di fondo si vedeva un caminetto col fuoco acceso; ma il fuoco era dipinto, e accanto al fuoco c’era dipinta una pentola che bolliva allegramente e mandava fuori una nuvola di fumo.

Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e a fabbricare il suo burattino.

– Che nome gli metterò? – disse fra sé e sé[11]. – Lo voglio chiamar Pinocchio. Questo nome gli porterà fortuna.

Quando ebbe trovato il nome al suo burattino, allora cominciò a lavorare, e gli fece subito i capelli, poi la fronte, poi gli occhi.

Fatti gli occhi, figuratevi la sua meraviglia quando si accorse che gli occhi si movevano e che lo guardavano.

Geppetto disse con accento risentito:

– Occhiacci di legno, perché mi guardate?

Nessuno rispose.

Allora, dopo gli occhi, gli fece il naso; ma il naso, appena fatto, cominciò a crescere: e cresci, cresci, cresci, diventò in pochi minuti un nasone.

Il povero Geppetto si affaticava a ritagliarlo; ma più lo ritagliava e lo scorciva, e più quel naso impertinente diventava lungo.

Dopo il naso gli fece la bocca.

La bocca non era ancora finita di fare, che cominciò subito a ridere e a canzonarlo.

– Smetti di ridere! – disse Geppetto impermalito; ma fu come dire al muro.

– Smetti di ridere, ti ripeto! – urlò con voce minacciosa.

Allora la bocca smesse di ridere, ma cacciò fuori tutta la lingua.

Geppetto, per non guastare i fatti suoi, finse di non avvedersene, e continuò a lavorare.

Dopo la bocca, gli fece il mento, poi il collo, poi le spalle, lo stomaco, le braccia e le mani.

Appena finite le mani, Geppetto sentì portarsi via la parrucca dal capo. Si voltò in su e che cosa vide? Vide la sua parrucca gialla in mano del burattino.

– Pinocchio!.. rendimi subito la mia parrucca!

E Pinocchio, invece di rendergli la parrucca, se la messe in capo per sé.

A quel garbo insolente e derisorio, Geppetto si fece tristo e voltandosi verso Pinocchio, gli disse:

– Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar di rispetto a tuo padre! Male, ragazzo mio, male!

E si rasciugò una lacrima.

Quando Geppetto ebbe finito di fargli i piedi, sentì arrivarsi un calcio sulla punta del naso.

– Me lo merito! – disse allora fra sé. – Dovevo pensarci prima! Oramai è tardi!

Poi prese il burattino sotto le braccia e lo posò in terra, per farlo camminare.

Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto lo conduceva per la mano per insegnargli a mettere un passo dietro l’altro.

Quando le gambe gli si furono sgranchite, Pinocchio cominciò a camminare da sé e a correre per la stanza; finché, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dette a scappare.

E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perché quel birichino di Pinocchio andava a salti, e battendo i suoi piedi di legno sul lastrico della strada, faceva un fracasso, come venti paia di zoccoli da contadini.

– Piglialo! piglialo! – urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendo questo burattino di legno, si fermava incantata a guardarlo, e rideva, rideva e rideva.

Alla fine capitò un carabiniere il quale, si piantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, coll’animo risoluto[12] di fermarlo e d’impedire il caso di maggiori disgrazie.

Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere, che barricava tutta la strada, s’ingegnò di passargli, per sorpresa, framezzo alle gambe, e invece fece fiasco.

Il carabiniere lo acciuffò per il naso e lo riconsegnò nelle proprie mani di Geppetto; il quale voleva dargli subito una buona tiratina d’orecchi. Ma figuratevi come rimase quando non gli riuscì di poterli trovare: e sapete perché? perché si era dimenticato di farglieli.

Allora lo prese per la collottola, e gli disse tentennando minacciosamente il capo:

– Andiamo subito a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i nostri conti[13]!

Pinocchio, a questa antifona, si buttò per terra, e non volle più camminare. Intanto i curiosi e i bighelloni principiavano a fermarsi lì dintorno e a far capannello[14].

Chi ne diceva una, chi un’altra[15].

– Povero burattino! – dicevano alcuni – ha ragione a non voler tornare a casa! Chi lo sa come lo piccherebbe quell’omaccio di Geppetto!..

E gli altri soggiungevano:

– Quel Geppetto pare un galantuomo! ma è un vero tiranno coi ragazzi!

Insomma, il carabiniere rimesse in libertà Pinocchio, e condusse in prigione quel pover’uomo di Geppetto. Il quale, non avendo parole lì per lì[16] per difendersi, piangeva come un vitellino, e nell’avviarsi verso il carcere, balbettava:

– Sciagurato figliolo! E pensare che ho penato tanto a farlo un burattino per bene! Ma mi sta il dovere! Dovevo pensarci prima!..

Quello che accadde dopo, è una storia così strana da non potersi quasi credere, e ve la racconterò in quest’altri capitoli.

4. La storia di Pinocchio col Grillo-parlante, dove si vede come i ragazzi cattivi hanno a noia di sentirsi correggere da chi ne sa più di loro

Vi dirò dunque, ragazzi, che mentre il povero Geppetto era condotto senza sua colpa in prigione, quel monello di Pinocchio se la dava a gambe giù attraverso ai campi, per far più presto a tornarsene a casa; e nella gran furia del correre saltava greppi altissimi, siepi di pruni e fossi pieni d’acqua, tale e quale[17] come avrebbe potuto fare un capretto inseguito dai cacciatori.


Книгаго: Приключения Пиноккио / Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino. Иллюстрация № 1
Giunto dinanzi a casa, trovò l’uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, e appena ebbe messo tanto di paletto, si gettò a sedere per terra, lasciando andare un gran sospirone di contentezza.

Ma quella contentezza durò poco, perché sentì nella stanza qualcuno che fece:

– Crì-crì-crì!

– Chi è che mi chiama? – disse Pinocchio tutto impaurito.

– Sono io!

Pinocchio si voltò, e vide un grosso grillo che saliva lentamente per il muro.

– Dimmi, Grillo, e tu chi sei?

– Io sono il Grillo-parlante, e abito in questa stanza da più di cent’anni.

– Oggi però questa stanza è mia, – disse il burattino – e se vuoi farmi un vero piacere, vattene subito.

– Io non me ne anderò di qui, – rispose il Grillo – se prima non ti avrò detto una gran verità.

– Dimmela e spicciati.

– Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori, e che abbandonano capricciosamente la casa paterna. Non avranno mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene amaramente.

– Canta pure, Grillo mio, come ti pare e piace: ma io so che domani, all’alba, voglio andarmene di qui, perché se rimango qui, avverrà a me quel che avviene a tutti gli altri ragazzi, vale a dire[18] mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi toccherà a studiare; e io di studiare non ne ho punto voglia.

– Povero grullerello! Ma non sai che diventerai da grande un bellissimo somaro?

– Chetati, Grillaccio del mal’augurio! – gridò Pinocchio.

Ma il Grillo invece di aversi a male di questa --">
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Жанр: Иностранные языки

Год издания: 2014

Серия: Легко читаем по-итальянски